L’obiettivo posto a livello mondiale per garantire la salvaguardia ambientale è quello di creare un sistema che si possa rigenerare da solo, riducendo il più possibile lo spreco delle risorse naturali. Un sistema dove la regola fondamentale è che nulla va sprecato, a cominciare dall’acqua: un bene che deve essere salvaguardato.
In Italia vengono prodotti 9 miliardi di metri cubi di acque reflue. Di queste solo il 5% viene recuperato. Si finisce così per sprecare più di 8 miliardi di metri cubi di acqua che potrebbe essere impiegata per altri usi. Sulla nostra penisola sono stati realizzati 18.140 impianti di depurazione, dei quali meno della metà è dotata di impianti per il trattamento avanzato delle acque, che ne permettano quindi il riuso.
A fronte di questa necessità di riciclo e dell’emergenza idrica, l’Unione europea detta prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque attraverso il Regolamento UE 741/2020. Una misura approvata di recente e in gran fretta, per rispondere al repentino calo delle risorse idriche che interessa molti Paesi membri dell’UE. È lo stesso Regolamento a parlare di economia circolare in rapporto all’acqua e al recupero dei nutrienti dalle acque depurate, dando requisiti di qualità minimi per le acque reflue urbane, in modo da consentirne il riuso con riguardo alla tutela delle persone e dell’ambiente.
D’altro lato occorre considerare che la depurazione dell’acqua è una pratica dispendiosa, ma per certi aspetti risulta essere meno costosa rispetto ad altri trattamenti volti all’ottenimento di acqua utilizzabile per scopi umani o industriali, quali la desalinizzazione.
Come funziona quindi un impianto di depurazione?
Innanzitutto, la necessità di depurazione delle acque nasce dalla valutazione circa il notevole consumo di acqua da parte delle attività produttive e domestiche, che sono le principali cause di aumento delle acque reflue. È necessario quindi ripristinare l’equilibrio naturale attraverso impianti di depurazione e reti fognarie adeguate che mantengano la nostra acqua corrente pulita.
Il processo di depurazione prevede che le acque reflue vengano raccolte dalle reti fognarie e convogliate negli impianti dedicati. Iniziano poi le fasi di trattamento:
- grigliatura: che serve a rimuovere materiali grezzi, come pezzi di platica, legno, sassi; il grigliato viene poi lavato, pressato e portato in discarica;
- dissabbiatura disoleatura: fase in cui di separano le sabbie per sedimentazione naturale, mentre oli e grassi salgono in superficie mediante insufflazione di aria;
- vasca di sedimentazione primaria: dove avviene la separazione dei solidi sedimentabili grazie alla gravità. I solidi che si adagiano sul fondo vengono raschiati e spinti nelle tramogge di raccolta, per poi essere prelevati e inviati ai trattamenti successivi;
- vasca a fanghi attivi: dove avviene l’eliminazione delle sostanze disciolte e dei solidi sospesi, grazie all’azione metabolica di microrganismi che generano fiocchi di fango;
- sedimentazione finale: fase in cui si separano i fiocchi di fango dalla miscela aerata tramite sedimentazione. Sul fondo della vasca un raschiatore raccoglie i sedimenti per mandarne una parte nuovamente nella vasca di aerazione, l’altra viene inviata al trattamento successivo;
- l’acqua che esce dalla sedimentazione finale può dirsi pulita e quindi restituita al corso d’acqua superficiale.
Oltre ai processi meccanici e biologici sono necessari altri trattamenti che limitino componenti come azoto e fosforo nello scarico finale, sostanze che possono portare problemi di ipertrofia in fiumi e laghi. In conclusione, la depurazione permette concretamente di aiutare l’acqua a rigenerarsi, in quanto “riciclando” le acque reflue aiuta la risorsa idrica a tornare pulita.
Anche SODAI offre tra i suoi servizi lo studio, la progettazione e la realizzazione di impianti di depurazione. La nostra Mission Water ha a cuore il confronto attivo e costante con l’ambiente, volto a perseguire lo spirito green che permea le radici della nostra realtà aziendale.